Cos'è il salice?
Il salice è un albero appartenente alla famiglia delle Salicaceae, in grado di superare i 20 m di altezza, caratterizzato dalla corteccia di colore giallastro, dalle foglie acuminate e da diverse inflorescenze.
Dalla corteccia dei giovani alberi è possibile estrarre una serie di molecole, biologicamente attive e particolarmente utili dal punto di vista clinico.
Tra le molecole biologicamente più interessanti, responsabili tra l'altro dell'attività clinica del salice, è doveroso ricordare:
- I glicosidi bioattivi, in particolare la salicina, la populina e l'acido salicilico;
- Gli aldeidi e gli acidi aromatici;
- I tannini;
- I polifenoli;
- I flavonoidi.
Questi principi attivi hanno permesso al salice di trovare largo impiego, anche empirico e tradizionale, nel trattamento del dolore osteo-muscolare e articolare, dell'infiammazione e, per uso topico, di alcune patologie dermatologiche.
Come agisce
Azione del salice in caso di artrosi e dolori articolari
La caratterizzazione dell'attività biologica del salice e dei suoi principi attivi ha impegnato per diversi anni numerosi ricercatori in tutto il mondo.
Attualmente, grazie agli enormi progressi fatti dalla biologia di laboratorio, è possibile descrivere i meccanismi molecolari attraverso i quali il salice espleterebbe la sua attività anti-artralgica.
Più precisamente, il salice interverrebbe:
- Modulando l'espressione di geni coinvolti nella genesi del processo infiammatorio;
- Riducendo la produzione e la secrezione di citochine infiammatorie e di altre molecole note come prostaglandine;
- Inibendo l'espressione e l'attività di enzimi attivi nella cascata flogistica;
- Riducendo il richiamo e l'attivazione di cellule della flogosi;
- Modulando attivamente il processo ossidativo, esercitando così un'apprezzabile attività di scavanger;
- Salvaguardando l'integrità strutturale e funzionale dei condrociti.
Tutte queste interessantissime attività si tradurrebbero, clinicamente, in corso di osteoartrosi:
- Nella riduzione del dolore articolare;
- Nella riduzione dell'uso di farmaci antinfiammatori;
- Nella migliore mobilità articolare;
- In una prognosi migliore.
L'attività benefica del salice nella gestione del dolore articolare e dell'artrosi risulterebbe inoltre testimoniata dai questionari di valutazione sottoposti ai pazienti affetti, sulla qualità di vita.
Secondo le più recenti evidenze, infatti, l'uso adeguato di salice, in associazione ad altri integratori piuttosto che alla terapia farmacologica convenzionale, sembrerebbe migliorare sensibilmente la qualità di vita, contribuendo così ad un invecchiamento sano ed attivo.
Modo d'uso
Come assumere il salice?
Il salice può essere assunto in forme diverse, a seconda del prodotto e dell'integratore considerato.
Attualmente, è possibile reperire facilmente in commercio numerosi integratori a base di corteccia di salice bianco, standardizzata in salicina.
In questo caso, l'uso di 120- 240 mg giornalieri, preferibilmente suddivisi in due distinte assunzioni, risulterebbe efficace nel trattamento del dolore articolare.
Nella gestione complessa dell'artrosi e dell'invecchiamento articolare, sarebbe possibile combinare l'azione del salice a quello della glucosamina, della condroitina, delle zenzero, della curcumina e di altre piante dotate di attività antinfiammatoria e condroprotettiva.
Effetti collaterali
Quali sono gli effetti collaterali del salice?
Gli effetti collaterali più frequentemente osservati in seguito all'utilizzo di integratori a base di salice, interessano per lo più il tratto gastro-enterico.
Nausea, dolori addominali, pirosi gastrica, diarrea e dispepsia sono state le reazioni avverse più frequentemente osservate.
Ben più gravi ma decisamente più rare risulterebbero invece le reazioni avverse di natura allergologica osservate in caso di ipersensibilità ai salicilati.
Controindicazioni
Chi non deve assumere il salice?
L'uso di integratori a base di salice è generalmente controindicato in caso di ipersensibilità ai salicilati, durante la gravidanza e l'allattamento al seno, in caso di patologie renali, in presenza di diatesi emorragica e disturbi della coagulazione e in caso di chirurgia.
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